La fine dell’anno è il momento in cui si tirano le somme di quanto accaduto nei dodici mesi precedenti. Poiché in questo blog parliamo di prevenzione e di screening oncologici, andiamo a scoprire che cosa è successo in questi ambiti.
Le previsioni stabilivano che, nel 2023, 208mila uomini e 198mila donne avrebbero riscontrato una nuova diagnosi di cancro. Quindi, quasi 400mila persone si sarebbero ritrovati ad affrontare un momento drammatico nella loro vita.
Come confermato dalle statistiche, a livello di diffusione, il cancro al seno rimane quello più frequente, seguito dal tumore del colon-retto e da quello del polmone. Come sappiamo i primi due sono oggetto di importanti campagne di screening che, monitorando in anticipo la situazione personale di ognuno di noi, cercano di scoprire prima possibile l’eventuale insorgenza di una lesione.
Negli ultimi 36 mesi sono state 18.400 le diagnosi di nuovi tumori. È un dato importante che va messo a confronto con un altro ancora più importante: quello ancora troppo basso delle adesioni agli screening, che sono, accanto all’adozione di stili di vita sani, la vera strategia vincente per battere il cancro. Il fatto che la medicina, negli ultimi anni, abbia fatto passi da gigante nella lotta ai tumori, non ci deve distogliere dal vero impegno che dobbiamo prenderci con noi stessi: è importante prevenire, agire prima, adottare stili di vita sani e, soprattutto, non dimenticare che il nemico numero uno del cancro è il tempo. Lo si batte scoprendolo in tempo.
Tumore al seno, il più diffuso
Nel corso di quest’anno sono stati diagnosticati circa 55.900 nuovi tumori al seno. Resta, purtroppo, la forma tumorale più diffusa fra la popolazione nazionale. È seguita dal tumore al colon retto che ha visto comparire diagnosi positive per 50.500 volte nel 2023, e dal tumore del polmone che si è manifestato per 44.000 sempre negli ultimi 12 mesi. Seguono il tumore della prostata con 41.100 casi e il tumore della vescica con 29.700 casi.
Se, come è facile capire, il tumore che colpisce più frequentemente la popolazione femminile è quello del seno con circa il 30% dei casi, nella popolazione maschile è il tumore alla prostata è quello più frequente, seguito da quello del polmone e del colon-retto.
Da che cosa è provocato tutto questo? Da una parte siamo una popolazione che invecchia sempre di più e questo porta allo sviluppo di patologie tumorali. Dall’altra parte, però, occorre evidenziare una scarsa attenzione agli stili di vita che adottiamo e che espongono a seri rischi la nostra salute. Facciamo un esempio concreto: in Italia il fumo è ancora un’abitudine molto diffusa che coinvolge il 24% delle persone fra i 18 e i 69 anni. Questa abitudine è più diffusa fra gli uomini ma sta crescendo anche nella popolazione femminile, incrementando il rischio di tumori del polmone.
Un altro dato che va ricordato perché ci allerta sugli stili di vita è questo: il 30% della popolazione è completamente sedentario, non fa attività fisica. Questo comporta sovrappeso o, nei casi peggiori, obesità: tutti fattori che aumentano i rischi oncologici.
Il terzo fattore di rischio è quello legato al consumo abituale di alcol: il 17% della popolazione è a “maggiore rischio” per i livelli di assunzione di bevande alcoliche.
Gli screening: ancora in pochi aderiscono
Nonostante la prevenzione sia la più efficace strategia per contrastare l’insorgenza di lesioni tumorali e, nonostante il sistema sanitario metta a disposizione di tutti un’arma efficace come quella degli screening, una parte ancora troppo ampia di popolazione non aderisce alle campagne di test preventivi.
Nel 2022 solo il 43% della popolazione a livello nazionale ha aderito alle campagne di screening mammografico. Esplodendo geograficamente questo dato si tratta del 54% della popolazione femminile al Nord, del 23% al Centro e del 26% al Sud. Percentuali ancora troppo contenute per ottenere risultati significativi nel contrasto all’insorgenza dei tumori della mammella.
Da notare che l’adesione agli screening della mammella è quello che riceve la massima attenzione da parte della popolazione nazionale. Non capita la stessa cosa per gli screening colorettali che presentano valori ancora decisamente bassi e che andrebbero quanto prima incrementati.
Nel 2022, infatti, solo il 27% della popolazione nazionale si è sottoposta agli screening per l’individuazione del sangue occulto nelle feci a fronte di un’incidenza molto alta di tumori che colpisce il colon-retto nella popolazione femminile come in quella maschile.
Dopo il calo di adesioni causato dalla pandemia anche gli screening cervicali hanno visto una ripresa con un’adesione vicina al 39% della popolazione femminile invitata.
L’Unione Europea ci chiede di far aderire il 90% della popolazione agli screening oncologici: un obiettivo che resta drammaticamente lontano. Dobbiamo impegnarci collettivamente e singolarmente a migliorare la situazione nazionale, aderendo alle campagne e promuovendo l’adesione in chi resta titubante.
Prevenire e curare: in ogni caso combattere il cancro
Le campagne di prevenzione e l’adozione di stili di vita adeguati ha fatto sì che in oltre dieci anni siano state evitate quasi 270mila morti per cause oncologiche. E se negli uomini sono state 206mila le morti evitate per i tumori del polmone, della prostata, dello stomaco e del colon-retto, nelle donne le morti evitate sono stimate in oltre 62.000 con una definizione delle morti evitate per tumori dello stomaco (-24%) del colon-retto (-8,9%) e della mammella (-6%).
Il progresso scientifico ha dotato la medicina di cure più efficaci contro il cancro: oggi esistono terapie mirate che, associate ad un controllo costante della malattia, permettono di allungare i tempi di sopravvivenza e, in taluni casi, anche le possibilità di guarigione. Un caso per tutti, quello del carcinoma polmonare. Fino a quando era possibile utilizzare solo la chemioterapia la sopravvivenza a 5 anni arrivava al 5%. Oggi con la percentuale di vita a 5 anni si attesta tra il 20 e il 30%.
Come dichiara il prof Saverio Cinieri, presidente della Fondazione AIOM «Affrontare il tema della salute significa confrontarsi con le aspettative e le attese di milioni di pazienti, immedesimarsi con i loro disagi quotidiani e difendere la loro qualità di vita. Per questo dobbiamo impegnarci per continuare a tenere alto l’attuale livello del Sistema Sanitario nazionale, che resta uno dei migliori al mondo, e ancor di più dobbiamo rafforzare la collaborazione fra Istituzioni e clinici, affinché vengano superate le differenze assistenziali che, purtroppo, ancora oggi esistono in diverse realtà del nostro Paese».