Con la pubblicazione degli ultimi dati disponibili sugli screening oncologici nazionali, che presentano la situazione al 2021, abbiamo la prima immagine di queste prestazioni dopo la pandemia.

La ricerca predisposta dall’Osservatorio Nazionale Screening ci conferma un consolidamento importante: i programmi di screening regionali hanno mantenuto un significativo livello di adesione nonostante i ritardi causati dalle sospensioni provocate dalla pandemia.

In linea generale, a pare qualche comprensibile flessione, i dati nazionali relativi agli screening oncologici presentano una situazione in linea con quella pre Covid. Sempre livello nazionale, infatti, sono state invitate 13 milioni di persone di tutte le età ad aderire ai programmi di screening oncologici. Questo appello ha determinato il risultato di circa 5.820.000 test eseguiti: stiamo parlando di numeri che hanno recuperato i ritardi accumulati nel 2020 e riportato il numero degli screening oncologici agli stessi livelli ai quali ci avevano abituato le annualità precedenti.

Andiamo ora ad analizzare i dati relativi agli screening mammografici che riguarda le donne fra i 50 e i 69 anni d’età a livello nazionale (con l’aggiunta, per il FVG e alcune altre regioni, di un cluster di donne dai 45 ai 50 anni). L’ultimo dato disponibile ci parla di una copertura pari all’86%, con un incremento sensibile rispetto al 2020 che, invece, si fermava al 59%. Mentre per il cluster più giovane (45-50 anni) la l’adesione è stata pari al 42%.

Il nord Italia si differenzia per un aumento importante delle adesioni recuperando il 67% del 2020 che aveva segnato una battuta d’arresto significativa per il numero di donne che avevano deciso di sottoporsi agli screening mammografici.

Dal punto di vista degli screening della cervice uterina i dati ci ricordano che nel 2021 sono state invitate quasi 3,5 milioni di donne in età compresa fra i 25 e i 64 anni. Parliamo, quindi, di una copertura generale che supera l’88% delle donne: un dato che quasi si riallinea a quello del 2019. Anche per questa tipologia di esame il nord Italia recupera in modo significativo rispetto alla situazione preCovid.

Infine lo screening colorettale: per questo test sono stati invitati 6 milioni e mezzo di cittadini in età compresa 50 e i 69 anni, ovvero circa il 79% del campione compreso dall’età in target.

Lo screening mammografico: adesioni e specifiche

Come visto nel 2021 a livello nazionale sono state invitate a sottoporsi agli screening quasi un milione di donne in più rispetto all’anno precedente. Dal punto di vista dei risultati si confermano dati ormai consolidati: su 100 donne esaminate sono 6 quelle che poi vengono invitate a sottoporsi a un supplemento di indagine, si tratti di un approfondimento radiologico, di un’ecografia e visita clinica. Restano molto limitati i prelievi bioptici.

A fronte di questi supplementi il numero effettivo di carcinomi riscontrati è molto contenuto: parliamo dell’ordine di circa 9.800 unità mentre le lesioni benigne sono state 1.300. Il dato statistico ci parla quindi di 5,1 casi di carcinoma a fronte di 1.000 donne sottoposte a screening. Da notare che, in effetti, rispetto agli anni precedenti, si rileva un aumento dal 4,4xmille al 5,1xmille dell’incidenza, ma questo dato va analizzato in prospettiva, perché potrebbe essere correlato ai ritardi accumulati nel periodo pandemico.

Lo screening cervicale: adesione e specifiche

Rispetto al 2020 le adesioni agli screening della cervice hanno visto un importante aumento delle donne invitate. Il periodo pandemico per questo specifico test aveva portato ad un sensibile calo degli inviti e delle adesioni che, con la ripresa della normalità si è cercato di normalizzare. In linea generale si evidenzia un’adesione maggiore in tutte le classi di età anche se ancora inferiore a quello registrato nel periodo prepandemico.

Nello specifico per quanto riguarda il Pap test considerato come test primario per le donne fra i 25 e i 64 anni di età ritroviamo un’adesione simile a quella prepandemica (34%).

I risultati di questi test vedono aumentare lievemente le donne che, come secondo step, vengono invitate a sottoposti a colposcopia evidenziando però che il numero di lesioni che sono poi riscontrate sono in numero minore rispetto al passato.

Se invece consideriamo l’HPV test come test primario ricordiamo che nel 2018 le donne invitate a questo screening era pari al 38% della popolazione mentre nel 2021 gli inviti inviati hanno coinvolto il 58% della popolazione in target. Da notare che l’adesione all’invito resta sempre alta, ovvero l’87% della popolazione invitata. Il raggiungimento di obiettivi sensibili ha permesso di individuare precocemente eventuali anomalie, ridurre le lesioni diagnosticate e aumentare l’efficacia complessiva della campagna.

Lo screening colorettale: adesione e specifiche

Anche per quanto riguarda la campagna per lo screening colorettale i dati riportati dall’Osservatorio Nazionale Screening ci mostrano un importante incremento delle attività.

Dal punto di vista dei numeri assoluti in questo ambito sono state, sempre a livello nazionale, quasi 6,5 milioni le persone invitate dai programmi regionali a sottoporsi al test per l’individuazione di sangue occulto nelle feci.

L’adesione all’invito della fascia di popolazione bersaglio si attesta al 38,7%: ancora una volta ritroviamo un risultato in crescita rispetto a quello ottenuto nel periodo Covid, pur restando inferiore a quello degli anni precedenti.

Dal punto di vista numerico il 2021 ha visto sottoporsi a questo test, a livello nazionale, circa 2,6 milioni di persone: geograficamente questo dato si differenzia con il 47,9% delle adesioni al Nord, il 31,5% al Centro e solo il 23,7% al Sud.

I dati relativi alla positività sono complessivamente pari al 5% su scala nazionale che equivalgono a 130mila persone richiamate per sottoporsi ad approfondimenti diagnostici. Il tasso di identificazione dei carcinomi, rimane più o meno stabile attorno all’1xmille dei positivi.